Cosa c'entra l'interruzione di gravidanza con la crisi economica? Apparentemente niente. Eppure sempre più coppie, prese nella morsa della recessione e spiazzate da una gravidanza non pianificata, stanno pensando all'aborto. A lanciare l'allarme è la clinica Mangiagalli di Milano, primo ospedale della Lombardia per numero di aborti: 1700 all'anno. Basilio Tiso, direttore sanitario dell'istituzione ospedaliera milanese spiega che "mai come adesso la mancanza di soldi sta condizionando la decisione di tenere un bambino, anche e soprattutto tra le italiane. È uno degli effetti della crisi finanziaria".
A conferma di questa tendenza è l'allungamento delle liste d'attesa per chi vuole abortire: i sette giorni previsti dalla legge 194 sull'aborto, diventano sempre più spesso dieci-docici. Il dato è in controtendenza rispetto a quello fornito un anno e mezzo fa, quando il numero di nascite alla Mangiagalli aveva fatto pensare a un vero e proprio baby boom nella città di Milano. E a niente sono valse le rassicurazioni di Basilio Tiso che ha specificato che il numero delle interruzioni di gravidanza effettuate negli ultimi mesi nella propria struttura è in linea con quello dello scorso anno, ma anche che la crisi economica ha fatto registrare un "aumento delle segnalazioni di difficoltà di diverso tipo in cui versano un numero crescente di pazienti".
«C'è un'ondata allarmante di richieste che facciamo fatica a soddisfare — dice Augusto Colombo, il ginecologo responsabile della 194 —. La prima ipotesi che ci viene in mente per giustificarla è la recessione. Chi fa fatica ad arrivare a fine mese spesso rinuncia a fare un figlio. È una triste realtà». A confermare la drammaticità della situazione è l'aumento del numero di richieste di aiuto da parte di futuri genitori in difficolà che non vogliono ricorrere all'aborto. «Certo colpisce - aggiunge il medico, in occasione della presentazione di un punto di accoglienza della Mangiagalli e gestito da volontari - che sempre più italiani si rivolgano ai medici perché spaventati dalla prospettiva di non riuscire a mantenere un figlio».
Ancora più drammatica la situazione in cui versano le donne immigrate che ricorrono sempre più spesso agli aborti fai-da-te, inmbottendosi di pillole di misoprostolo. Con la conseguenza che arrivano in ospedale con emorragie devastanti. Ma qui la crisi non c'entra un bel niente. Ma piuttosto il terrore di essere denunciate come clandestine.
Libero.
Messaggio modificato da liliana07 il 24 marzo 2009 - 11:30